russo ricLa stagione 2014 di Riccardo Russo può dirsi ormai conclusa ed è un peccato vedere ancora una volta un pilota campano fare i conti con le difficoltà oggettive o meno. Dopo un 2013 vissuto con alti e bassi insieme al Team Puccetti-Kawasaki nel Mondiale Supersport, Russo era ripartito quest’anno nella stessa competizione con la squadra Lorini su Honda ma dopo le prime gare senza non poche difficoltà è stato costretto a lasciare quella moto. Da qui il contatto con Pedercini che sono da sempre ammiratori della guida di Ricky, lo contattano dapprima per svolgere il campionato stock1000 ma poi gli mettono in mano i manubri della Ninja 1000 di Luca Scassa nel Mondiale Evo in attesa che il pilota toscano recuperi da un infortunio. Russo si trova così al cospetto di potenze e reazioni diverse in mezzo ai mostri sacri della Superbike e ciò nonostante dimostra professionalità e ottimi numeri concludendo le due gare di Misano al e posto tra le Evo. Non male per essere la prima volta! Ma il futuro da lì in poi sarebbe stato diverso e pur restando negli obbiettivi di Pedercini, Russo decide di affrontare la sfida del Motomondiale e approda per la prima volta nel mega circus trovando posto in Moto2 con il team Tasca. Ma la Moto2 è difficile da mettere a punto e Ricky decide di svolgere una metà stagione da apprendista e gettare le basi per un buon 2015. La storia cambia ancora una volta e per la tripletta asiatica Russo si trova a dover correre in condizioni non idonee, a Motegi infatti la squadra non è al completo e Riccardo non si sente sicuro. Cade e rischia, inutilmente a suo giudizio e decide di rientrare. Da qui in poi la querelle tra il pilota casertano e il Team Tasca, che si sono punzecchiati a vicenda nel modo che riteniamo poco professionale da entrambi le parti. Da un lato la schiettezza e la sincerità che anche questa volta hanno tradito Russo nelle sue esternazioni. Era già successo contro il team Lorini di mostrare in diretta tv il suo malcontento e anche al Team tasca Riccardo non le ha certo mandate a dire. Dall’altra parte lo stesso team che senza dubbio dovrebbe rispondere di mancata professionalità per aver mandato un ragazzo giovane, veloce e capace a correre da solo in un contesto mondiale che dovrebbe supporre altissimi livelli di specializzazione. Due modi errati di vivere un rapporto professionale, anche se riteniamo quantomeno comprensibile la posizione del pilota, che nel nostro sport per forza di cose, risponde sempre e assolutamente in prima persona, rischiando anche la vita…e non è sempre vero che i risultati sono frutto del lavoro di tutto il team!

Lello Vaccaro